Il Severinate

UN PITTORE DEL RINASCIMENTO: LORENZO D’ALESSANDRO detto il Severinate  (San Severino Marche 1445/1503)

SARNANO Santa Maria di Piazza Alta

Affresco  del 1483: Madonna in trono con Bambino e Angeli Musicanti al centro;  ai lati: San Giovanni Battista, San Martino, San Sebastiano e San Rocco; nel timpano il Cristo benedicente con la Vergine e l’Arcangelo San Michele.

Il tabernacolo affrescato da Lorenzo d’Alessandro a Sarnano può essere a buon diritto annoverato tra i più splendidi e significativi esempi della cultura figurativa marchigiana del Quattrocento ed il restauro, ne ha messo in risalto, valorizzandoli, i caratteri salienti: la nitida partitura architettonica, la gamma cromatica ricca e delicata, i timbri chiari e luminosi, il segno grafico che accentua la nobiltà delle figure alte e slanciate, la vena luministica di chiara matrice pierfrancescana. Tutti elementi che confermano la cultura composita dell’artista marchigiano.

Lo stato di conservazione dell’affresco  ad una preliminare indagine visiva è risultato chiaramente critico;  si rendeva necessario un restauro, non soltanto in funzione del recupero cromatico del dipinto, notevolmente compromesso ed alterato da restauri del passato, ma della salvaguardia stessa dell’opera d’arte. La “lettura” iniziale è avvenuta attraverso l’osservazione a luce diretta e radente dell’opera, al fine di ottenere informazioni relativamente alla tecnica pittorica e allo stato di conservazione. Immediatamente è stato possibile mettere in evidenza la presenza di abrasioni, perdite di colore e ridipinture, mentre, per quanto riguarda la tecnica di esecuzione, non è stato possibile individuare disegni preparatori o presenza di spolvero. Lorenzo d’Alessandro dipinge in affresco il tabernacolo in venticinque giornate e, con molta probabilità, riporta il suo disegno sull’intonaco col metodo dello spolvero. Diciamo “con molta probabilità” perché il pittore utilizza i colori stemperandoli nel bianco di calce ottenendo uno strato pittorico molto corposo, tale da nascondere sia le “attaccature di giornata” che la tecnica di riporto.
In genere i colori che utilizza sono quelli classici della pittura in affresco se si esclude l’azzurrite  del manto della Madonna e quello del fondo del cielo degli angeli, applicati a secco. Grazie alle analisi scientifiche si è potuto individuare che la veste dell’Annuziata e la veste degli angeli, dipinte in azzurro, sono  eseguite con lapislazzuli inglobato in una matrice di bianco di calce.

Vi sono molte parti eseguite in oro zecchino, come la veste della Madonna e il manto degli angeli, così come era in uso nella pittura su tavola; tecnica pittorica che Lorenzo d’Alessandro eseguiva frequentemente.   

L’affresco nel suo insieme si presentava in buono stato di conservazione anche se alterato nella sua cromia da fissativi e  ridipinture. Ad una successiva ed attenta analisi abbiamo individuato una serie di problemi: la parte inferiore era completamente interessata da umidità di risalita che aveva provocato una perdita di colore, quasi totale, fino ai piedi del S. Rocco e del S. Sebastiano; inoltre vi era una serie di microsollevamenti di film pittorico  sparsi su tutta la superficie. Molti danneggiamenti derivavano dall’inserimento, avvenuto nel Settecento, di un impianto di stucchi e cornici che modificavano la lettura dell’affresco e alcune zone erano state ridipinte per avvicinarle al nuovo gusto.

Dopo un confronto costruttivo dei risultati scientifici ottenuti, l’intervento vero e proprio è iniziato con una pulitura preliminare dell’opera, a base di acqua deionizzata supportata da un foglio di carta giapponese. La pulitura finale è stata invece eseguita per diffusione ad impacco di carbonato d’ammonio mescolato a  polpa di cellulosa. Il lavoro, metodologicamente molto complesso, è stato eseguito sfruttando i periodi stagionali più indicati per tale operazione.

Una pulitura a secco ha permesso di recuperare le parti di affresco nascoste da scialbature e ridipinture. Inoltre sono state rimosse le parti di cornice in stucco non coeve ancora presenti.

L’affresco è stato quindi oggetto di un trattamento consolidante e antisolfatante eseguito per diffusione ad impacco di idrossido di bario; infine sono stati eseguiti i consolidamenti in profondità e le stuccature dei cretti e delle lacune con una malta a base di calce e sabbia ad imitazione dell’originale.

L’intervento di restauro si è concluso con il ritocco pittorico con colori (terre ed ossidi) stemperati in caseinato d’ammonio. Nelle ampie zone del basamento e del timpano si è concordato, con la direzione dei lavori, di  reintegrare le parti mancanti ad imitazione dell’originale, differenziando il nostro intervento con un metodo di microcromatismo; l’ operazione è stata facilitata dagli elementi decorativi originali presenti.

Il restauro ha consentito il ripristino dell’opera d’arte dai danni che il tempo e l’uomo le avevano inferto, nel pieno rispetto della sua originalità materica e pittorica.